L'AFeVA Sardegna è convinta che l’inertizzazione, o meglio la modificazione cristallo-chimica dell’amianto sia un obiettivo da perseguire.
Infatti, tale processo, se adeguatamente realizzato, si pone l’obiettivo di annullare la presenza di amianto, e deve garantire l’assenza di altri cancerogeni, permettendo il recupero e la reimmissione sul mercato, del materiale/rifiuto così “intenzionalmente trattato” e trasformato in prodotto primario, per una successiva riutilizzazione in altri processi industriali o per ripristini ambientali in quanto è il risultato di una scelta tecnica "volta intenzionalmente a produrlo".
Dunque, l’obiettivo di questo trattamento è la trasformazione di un Materiale Contenente Amianto in un nuovo materiale LIBERAMENTE RIUTILIZZABILE perchè completamente privo di amianto e da altri cancerogeni che viene perciò escluso dalla normativa dei rifiuti.
Tuttavia crediamo che in questo periodo storico della storia dell’inertizzazione in Italia ci sia troppa NON chiarezza e POCA certezza della bontà del prodotto finale ( si vedano le OSSERVAZIONI e IL RAFFRONTO dei LAVORI SCIENTIFICI sviluppati per la validazione dei metodi di analisi del materiale in uscita dall'impianto in oggetto -non sempre completamente inertizzato, si veda la diapositiva n. 12 del lavoro n.23 "ARAM 2006" ) e stia prevalendo la FRETTA e il BUSINESS rispetto al PRINCIPIO DI PRECAUZIONE.
Per questo, al momento e in base alle attuali conoscenze, l'AFeVA Sardegna Onlus (già AIEA Sardegna Onlus) chiede attenzione!.
L'ESPERIENZA SUL TERRITORIO:
Nel periodo a cavallo della fine del 2007 inizio 2008 l'Associazione, elabora una relazione e le osservazioni, inviate alla Regione Sardegna e ad altri, all'impianto industriale sperimentale mobile per la modificazione cristallo-chimica dell'amianto, operante in quel periodo in agro del comune di Arborea (OR), per la bonifica dei siti contaminati da amianto (discariche abusive) denominati, Masangionis e Prunixedda. Tale impianto è stato oggetto di richiesta di V.I.A. (valutazione di Impatto Ambientale) da parte della società proprietaria del brevetto, per la trasformazione dell'impianto da mobile in fisso e aumento della quantità di MCA da trattare. La V.I.A. è stata resa favorevole dalla R.A.S. con le limitazioni e prescrizioni, in pratica quelle suggerite dalla nostra Associazione.
in merito a questo impianto è emerso in particolare che:
1-l’impianto non ha operato “NELLE PIU’ GRAVOSE CONDIZIONI DI ESERCIZIO” per cui le analisi degli inquinati nel materiale in uscita non rappresentano le reali capacità dell’impianto in riferimento a quanto prescritto dalla originaria autorizzazione;
2- La ditta dichiarava l’efficacia nei confronti del Crisotilo. Ma non anche della Crocidolite e della Amosite. È bene infatti ricordare che in tantissimi prodotti di cemento amianto la miscela è composta anche da Crocidolite nella misura di 1/7° e talune volte di Amosite.
INERTIZZAZIONE
Sulla base della nostra esperienza, riteniamo che, al momento, NON esiste garanzia che il materiale in uscita dall'impianto sia esente da amianto e da altri cancerogeni anche del gruppo 2, cosi come previsto dalla normativa (si veda il DM 12 febbraio 1997) e che, in ogni caso, trattasi di impianti industriali energivori per i quali deve essere provato l'equilibrio tra costi e benefici non solo economici ma anche sanitari e ambientali.
In sintesi riteniamo
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che le discariche, se realizzate a norma di legge e tenute in stretta osservazione e controllo pubblico, anche al fine di evitare che vadano in mani losche ( mafia e altro), siano, al momento, la strada più sicura per depositare in sicurezza l'amianto;
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che le tecniche della inertizzazione siano ancora in fase sperimentale e che l'evoluzione della tecnologia debba essere certamente incentivata ma verificata sotto strettissimo controllo pubblico dello Stato.
Proposte: Si chiede
1- Che venga normato il divieto di lunghe movimentazioni di RCA al fine di evitare i pericoli connessi al trasporto su lunghe distanze;
2- Che venga garantita la partecipazione alle scelte da parte delle popolazioni interessate dall'insediamento nei territori di discariche e di eventuali impianti di inertizzazione;
3- Che gli impianti industriali di inertizzazione vengano verificati sotto il più stringente e costante controllo pubblico operando “nelle più gravose condizioni di esercizio” per validare l'equilibrio tra costi e benefici non solo economici ma anche sanitari e ambientali.